Erika Mann
Erika Mann - (Monaco di Baviera, 9 novembre 1905 - Zurigo, 27 agosto 1969) - Primogenita dei sei figli dello scrittore tedesco Thomas Mann, è stata una saggista ed autrice di libri per l'infanzia; ma non solo: curò infatti anche la pubblicazione dell'epistolario intercorso fra lei ed il celebre genitore nel libro Mein Vater, der Zauberer (Mio padre, il mago). Lesbica, attrice di cabaret con ambizioni letterarie (farà la giornalista per la BBC), nel 1933 fondò assieme all'amante Therese Ghiese la compagnia di cabaret Pfeffermühle, i cui lavori sono contraddistinti da un contenuto fortemente politico in chiave anti-nazista. Con l'avvento del nuovo regime, però, la Mann preferì (1935) scegliere la strada dell'esilio, dapprima a Parigi, assieme al fratello Klaus, e poi in Inghilterra; infine, approdò negli USA assieme al suo gruppo teatrale. Fu durante il soggiorno in Inghilterra che sposò, in un matrimonio di pura convenienza, lo scrittore omosessuale inglese Wystan Hugh Auden, nozze che le consentirono di acquisire un passaporto britannico. Quando nel 1938 il padre Thomas lasciò l'Europa per riparare anch'egli negli Stati Uniti, Erika lo aiutò ad ambientarsi in un ambiente per lui del tutto estraneo: particolarmente commoventi risultano, in questo senso, le lettere e gli appunti che raccontano il disagio, anche economico, avvertito dalla famiglia Mann ma mai lasciato tuttavia trapelare all'esterno. Dal 1936 in avanti Erika Mann visse in prevalenza negli Stati Uniti, dove svolse attività di corrispondente per la BBC. Poté fare ritorno in Europa soltanto a conflitto mondiale terminato, nel 1952. Morì a Zurigo, in Svizzera, nel 1969.
Klaus Mann
Klaus era il figlio primogenito di Thomas Mann (1875-1955) e quindi fratello di Erika Mann. Iniziò a scrivere racconti nel 1924 e nell'anno successivo divenne critico teatrale per un quotidiano di Berlino. Le sue prime opere letterarie furono edite entrambe nel 1925, una di esse era Der fromme Tanz (trad. it.: La pia danza, Gammalibri, Milano 1983), una descrizione autobiografica, insolitamente franca, della Berlino omosessuale degli anni del dopoguerra. La prima giovinezza di Klaus Mann fu tormentata: la sua omosessualità dichiarata lo rese spesso bersaglio del pregiudizio, ed oltre a ciò ebbe un rapporto difficile col padre, che aveva poco rispetto di lui, anche per le scelte del figlio sulla comune condizione omosessuale, che erano diametralmente opposte a quelle che aveva fatto lui stesso. Oltre a ciò, ovviamente, il nome e la figura del padre incombettero sempre come un termine di paragone schiacciante da cui né lui, né la sorella Erika riuscirono mai a liberarsi, nonostante gli autentici meriti letterari del loro lavoro. Klaus (la cui madre era ebrea) lasciò la Germania nel 1933 trasferendosi ad Amsterdam. Divenne poi cittadino della Cecoslovacchia, essendo stato privato della cittadinanza tedesca dal regime nazista. Nel 1936 Klaus emigrò negli Usa, stabilendosi a Princeton, nel New Jersey, e poi a New York. Dvenne cittadino statunitense nel 1943. Durante la seconda guerra mondiale si arruolò nell'esercito degli Usa. Kaus Mann morì suicida, per overdose di barbiturici, a Cannes. È sepolto al cimetière du Grand Jas.
Erika , Klaus Mann e la "Riviera"
L'incarico del Piper Verlag, di scrivere un libro sulla Riviera nel 1931, raggiunse Erika e klaus mann in un momento nel quale, con minacciosi bagliori politici, già si preannunciava la fine della Rpubblica di Weimar e i due consideravano il mondo con occhi molto critici. Nell'ambito della collana "quello che non si trova nel Beadeker", tra tutte le guide di viaggio alternative del Piper Verlag, il più riuscito è forse quello dei fratelli Mannsulla Riviera, perchè è il più personale, estremo nella sua soggettività, ancora oggi provocante. Klaus in un primo momento non era disposto a far seguire alla parte sulla Francia quella sulla riviera Italiana: la sua indignazione per la situazione italiana dell'epoca - qua i due fratelli vedevano già all'opera le forze fasciste che in Germania si stavano facendo sempre più sfacciate- traspare continuamente nel testo, pur non riuscendo a cancellare del tutto l'ammirazione per le bellezze della Riviera italiana. Ecco alcuni passi dal capitolo dedicato a Genova: "E' molto carinosedersi davanti ai caffè di questa piazza ( Piazza Acquaverde n.d.A) e mangiar gelati.I gelati qui sono divini, fanno parte delle cose migliori che offre l'Italia. In genere c'è molta atttività e molto movimento in questi vicoli bui e stretti di Genova, queste2gole stradali", per la descrizione delle quali, dunque, ci ha preceduti Wedderkop (...)I vicoli sono ripidi, la città è costruita sul pendio; perciò i tanti tunnel e gli ascensori. Il tram e le automobili devono inerpicarsi, è quasi come a San francisco. Forse sono queste poliedriche prospettive ripide ed oscure di una città di affari piuttosto sobria e moderata che danno a Genova questo aspetto un pò romantico, un pò incantato. (...)Questa mistica impronta di città di affari imponente e animata deriva forse dal fatto di sapere quanto sia carica di storia; piena di fantasmi e di avventure del passato.(...)"
Questi solo alcuni stralci della "fotografia scritta" di Genova, che fu "scattata" a quatro mani dagli scapestrati fratelli Mann. I due fratelli viaggiarono molto insieme, splendidi complici, riuscivano a mettere in imbarazzo chiunque incontrassero con le loro improvvise scene da scandalo teatrale. Klaus ed Erika capitarono a Genova quando la città stava vivendo una strana felicità.Il porto era luogo d'approdo e partenza dei transatlantici che mettevano in collegamento l'Europa con l'America.La città si sentiva importante e degna d'attenzione. Il ricordo del porto dell'emigrazione si era sfuocato .Dagli stessi ponti a cui stavano ora attaccati i transatlantici di lusso, l'Italia aveva esportato la povertà all'estero. Al tempo in cui passarono i fratelli Mann, genova sembrava orgogliosa di se stessa. Città non turistica, ma privilegiato luogo di sosta, anche breve, in alberghi che eranonavi di terraferma, il proseguo o l'anticipo del lusso dei transatlantici. Nelle affiches stracolorate delle società di navigazione, in tutti i porti del mondo, si leggeva il nome di Genova.Un periodo che sarebbe durato qualche decina d'anni.
Bibliografia
"Riviera" Erika e Klaus Mann - Ed. del Vascello - 1992
"Genova e le sue storie" Giuseppe Marcenaro - Ed. Bruno mondadori 2004